S C R I T T I A T L A N T I C I

30 novembre 2008

Parafrasando Eliot da lontano

Cosa vuoi che ti dica?
Di quello che forse
ti vuoi sentir dire
posso dirti soltanto
che adesso novembre
finisce col vento.

E cosa vuoi che dica?
Che stanotte ho sentito
la pioggia sulla strada
e sopra i tetti delle auto ai parcheggi?
Che pure stanotte in grovigli di sogni
ti ho vista sparire e apparire?
Che pure stanotte guidando
ti ho vista passare sui ponti
seppure non fossi ubriaco?

Lo so, mi dispiace,
non vuoi che si dica
che un tizio ti pensa.

E dimmi dunque
adesso e solo ora
che cosa vuoi che dica,
perché adesso soltanto
magari lo dirò.

Adesso soltanto magari
Ti starò lontano,
non ti dirò che il niente
che adesso forse vuoi chissà.

Adesso dillo, ora!

Perché da domani
non so più davvero
che cosa saprò fare;
se distante saprò starmene in silenzio
o magari, per l’impeto solito
di ore passate nel chiedersi
che fai e come vivi,
me ne tornerò nel vero
e mai strategico parlarti
sperando di lenirti
un po’ la vita.

24 novembre 2008

ESPERIENZE DIMENTICANTI

Alcuni colleghi
poeti passati,
nei limiti estremi
di amori e dolori,
pensavano piano
ad emergere cauti
a guardarsi spogliati
di dentro; e qualcuno
bruciava se stesso
nel piangersi addosso,
Pavese moriva
Leopardi schiumava;
soltanto un recente
collega rivolge
all’esterno lo sguardo
sentendosi vivo.
Comunque è di tutti
l’abuso deciso
del verso solenne,
del cupo momento di dramma
che chiuda o
che dica cos’è
per davvero la cosa.

C’è poco di solenne!
E credo che il
dolore si lenisca
sempre più con l’ironia
col ritmo del respiro in semi prova,
saltando sincopato
di traverso di concetto
in ogni verso.
Per questo è un verso corto
che tramanda il mio dolore,
del niente che resiste
come sempre,
del debole convincersi
che basta domandare,
non serve più a nessuno
stare a chiedersi
anaforici
se serva respirare
se serva in qualche modo
continuare a meditare,
c’è solo da resistere,
da spingersi la vita
sempre un passo
un po’ più avanti.
Costringersi soltanto
nel comprendere ogni cosa
come vita che si forma in esperienza
E niente più.


Novembre 2007

10 novembre 2008

E QUESTO NON E' UN GIORNO

E questo senza dubbi non è un giorno;
è un’era di equazioni che m’inseguono
dovunque il mio respiro
smuova un poco d’atmosfera.

Stavolta è un novembre di nebbia
che vedo dovunque,
e sembra che il giorno che scaldi,
seppure si galleggi nel sole,
stavolta veramente non arrivi.


Lo so dove sei.
Ti penso e ti sento perduta nei cupi pensieri del mondo.

Ti sento ogni giorno vuotare di sensi la vita,
sgonfiare pian piano le attese che senti fuggire.

Ma lo so, non me lo dire, non c’è niente che io posso,
non c’è niente che tu vuoi probabilmente,
non c’è niente tu credi io sappia donarti
perché nel malaugurio tu credi sia comune.

Vorrei poterti dire le parole che non sai,
magari inventarne di nuove
trovare la strada che sappia vibrarti.
Ma pure non mi resta che sperare d’incontrarti,
soltanto il puro caso per poterti riversare da vicino
l’energia che…

Ed ecco, sul più bello mi confondo,
che, che solo vorrei darti
e niente più.

Nascosto, in silenzio, mi resta uno spazio.
Lo so che non vorresti,
ma pure vorrei dirti, e il verso è giapponese non è mio,

Vorrei che tu mi ricordassi, che questo basterebbe
e non m’importerebbe nulla se pure tutti gli altri
si scordassero di me.