Punto
C’è talvolta
qualche parola
che sfugge
tra i denti, tradente,
che senza
invenzione ricopre
l’aria
intorno di niente costanti.
C’è talvolta
un silenzio che, peggio,
diniega di
vero ogni vuoto sperato.
C’è pure
talvolta un silenzio senziente
maturo di
senso, valente, compreso,
portante un
assenso.
C’è sempre
purtroppo il grafema,
il dilemma
di un lemma,
che scritto,
parlato, filtrato a ridetto da voci
non prende
nemmeno il suo senso,
perché
questa volta
comprendi il
semantema
come
intendilo ascoltare,
mi si passi
libertà grammaticale,
oppure
perché detto intende altro,
mi si ripassi pure la suddetta libertà.
E pure un
punto, qualche volta,
sempre
inteso come chiusa, fine,
stop, declinazione,
diga immonda
al divenire,
proprio lì
quel punto scritto
apre il
senso a quel che viene,
(senza fine,
solo inizio)
nuovo spazio al divenire al punto,
e un punto
come ho detto,
un punto, è
quello, quello lì,
e l’altro è
questo [punto]. Come quello
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