S C R I T T I A T L A N T I C I

24 novembre 2008

ESPERIENZE DIMENTICANTI

Alcuni colleghi
poeti passati,
nei limiti estremi
di amori e dolori,
pensavano piano
ad emergere cauti
a guardarsi spogliati
di dentro; e qualcuno
bruciava se stesso
nel piangersi addosso,
Pavese moriva
Leopardi schiumava;
soltanto un recente
collega rivolge
all’esterno lo sguardo
sentendosi vivo.
Comunque è di tutti
l’abuso deciso
del verso solenne,
del cupo momento di dramma
che chiuda o
che dica cos’è
per davvero la cosa.

C’è poco di solenne!
E credo che il
dolore si lenisca
sempre più con l’ironia
col ritmo del respiro in semi prova,
saltando sincopato
di traverso di concetto
in ogni verso.
Per questo è un verso corto
che tramanda il mio dolore,
del niente che resiste
come sempre,
del debole convincersi
che basta domandare,
non serve più a nessuno
stare a chiedersi
anaforici
se serva respirare
se serva in qualche modo
continuare a meditare,
c’è solo da resistere,
da spingersi la vita
sempre un passo
un po’ più avanti.
Costringersi soltanto
nel comprendere ogni cosa
come vita che si forma in esperienza
E niente più.


Novembre 2007