S C R I T T I A T L A N T I C I

29 febbraio 2008

CADUCHI CICLI

Nemmeno la goccia di pioggia
si muove sospesa per aria
Ma pure tra gocce di pioggia
guardandosi senza vedere
Immobili fermi si resta
Schiantanti ma senza arrivare.
E liquido emerge il respiro
da pioggia disfatta per terra,
ritorna rinato nel semplice e morbido marzo,
il lucido varco di un giorno, ritaglio tangente
che scivola tiepido
al colpo dell’occhio,
che circola vano
nel tempo già vano,
e scabro ci induce a guardarci
e sentire il respiro
nel giro di gocce
e riporci magari distanti
ma vivi
e schiantanti.

08 febbraio 2008

LA FOTO SUL MURO



La tua foto era sempre sul muro.
Moriva di polvere
Andando dal buio alla luce di lama
Che sembra talvolta trapassi
Indecente tra vetro e persiana.

Qui passo dal buio alla luce,
guidando e sparendo talvolta,
tra notti consuete e spossate.

La strada spesso è
vuota e senza luci,
del vento che mi dondola
nei tratti in cui ti penso
ascolto sempre il suono che mi buca
vita e tempo,
tranciandomi nei semi dell’angoscia
che inutile sminuzzo
sapendoti con altri.

E pesa la parola che non dici,
l’essenza del dividersi nell’ombra
di due niente che non sanno cosa dire.
Si affonda nel dirimersi i pensieri,
si resta imprigionati nell’assenza di respiro
aggrovigliati senza uscita alle matasse
di nullismi che ci dominano i giorni.

Piove. È giovedì. Sono in cancrena!
Ospite del niente
Da qualche giorno appena.
Chi cito spudorato, e il verso vero l’ho cambiato,
parlava di tutt’altro ed altri giorni, ma c’erano
davvero alle pareti coppie d’occhi che scrutavano,
leggeri movimenti tra l’andante ed il marcito.
Che cupi di nuovo ammuffiscono densi nei visi.

E piove, nel buio trafitto di quest’altro dove
in cui il tempo dilegua e non lascia ferite,
nel dove dal quale il guardare è un tessuto globale
di vividi niente in attesa,
sparisce dal muro ogni senso,
si addensa di niente l’esigua presenza
e persa in un punto mentale qualsiasi
nel buio, staccata, si esala.

05 febbraio 2008

NOTTI

Per la gente che ogni giorno
poi si schianta nella vita senza mete,
non esiste più parola che
che da sola riconsegni vani sensi
al respirare di ogni giorno.
E niente è più da dire, soltanto l’ascoltarsi
Nel respiro per respingersi
Al morire rimbalzandosi da vivi
Al lasciarsi portare.