S C R I T T I A T L A N T I C I

31 dicembre 2007

31 DICEMBRE 2007
Mail without recipient

L'ultimo senso è nel dirsi qualcosa
Che pure di nuovo,
nel fine risolva.

E lo so che so di noia,
di colla che trattiene tra le scarpe e i pavimenti
ma nei vuoti di respiro,
nei vuoti di clic sopra il mouse,
nei niente che vedi talvolta battendo le ciglia,
pure in questo miserrimo niente
di spazio di tempo che sempre rivela il reale,
e rivelo reale,
nel breve, nel poco vorrei la risposta,
da vivo, da umano che crede tremendo di morire
e in schianti continui rivela la vita,
vorrei prolungarti nel sonno,
vorrei regalarti
per sempre,
in un ultimo spazio di fiato,
i tuoi limpidi sogni.

31 DICEMBRE 2007
secondo

Stanotte
non c’è
per nessuno
la pace.

Seppure più forti
Ci trova il dolore,
Degli altri il soffrire
Denuda costante
Lo schianto di tempo
Passato in un flash.

31 DICEMBRE 2007
Terzo

Stavolta è arrivata davvero la fine
Magari di un anno, di certo evidenti
E sicuri
Del l’anno,
[e l’enfasi mi passi l’errore articolare,
ma l’hannus horribilis schianta piangendo
(lacrime in affitto)].

27 dicembre 2007

VERTICALE

Su
Di
Te
Batteva
Il
Sole
[Il
Suo
Tempo
Cangiante].

20 dicembre 2007

Messaggi Rimasti In Memoria

Si svuota lentamente la memoria
dai messaggi residuali
che numerici
tormentano ingombranti
le caselle della Sim.



Si spostano sui file di documenti,
nei fogli di un postit o di un a-quattro
conservato dentro un libro

le parole mangiucchiate,
le parentesi e i due punti dei sorrisi,
i kappa, i ci-emme-qu, i ti-vi-bi.
Rimetti nuovi spazi
dove spazio non ce n’è da ricavare.

E lasci lì comunque qualche data che non passa,
ti salvi la parole scritte in macchina di notte
per leggerle distratte nei momenti di silenzio.

Ti chiedi perché nell’abbrivio di tempo
si svuota ogni cosa vissuta di senso,
gonfiando l’inferno,
sperando davvero che niente sia eterno.
E lasci se capita tutto com’è.



Eppure lentamente la memoria si allontana
dal richiamo emozionale involontario.
Rimangono incastrate nelle pieghe sintomatiche mentali ,
le attese di uno squillo che certifichi un pensiero
trasferito in mezzo all’etere
e rimasto
Totematico a graffiare
in memoria.

01 dicembre 2007

GODOT

Non serve confermarsi
se ritratti o ritirati
dentro il freddo primigenio
di dicembre
l’oggetto dell’attesa anonimale
si trasforma nel Godot
che conosciamo
e non sappiamo mai chi sia.


Non serve ribadirsi;
elettrici e rapsodici
cercarsi nuovi avalli
ai nostri nulla che nel fondo,
a ben guardare,
sono solo nuovi atomi
dispersi e svalutati.


Magari un Godot prima o poi ci sarà
Che rispunti lentamente dalle quinte
E in silenzio si annunci al proscenio.


Ma pure Godot
sappiamo che manca.
Che arrivi alla fine
insoluto ed attento,
comunque Godot
noi sappiamo che manca.

E non serve ridirsi di andare,
non serve sognando dormire
e vedersi partire
lasciando tremendi l’attesa
ed andare:
comunque Godot
prima o poi ci sarà.

Ma d’attesa
talvolta si muore.

E d’attesa talvolta
si muore felici
sapendo che certo
un Godot arriverà.



Umilmente a Samuel Beckett,
e a tutti i Godot della mia vita,
che aspetto ancora.