Stanotte
Ho dormito ad ante aperte questa notte;
per mera distrazione dettata dal sonno
ho lasciato che Roma mi entrasse nei rumori vissuti nel sogno.
Non so se una finestra mi basti per essere un diaframma
col groviglio di traffico notturno che qui a Porta furba,
se non per massa e peso t’ingolfa quanto meno per volume,
e non parlo di capienza.
Non so se un doppio vetro riesca pure ad isolarmi come sembra sempre serva;
non so se la tenda a veneziana, ad esempio, mi basti per chiudermi
e leggermi in a solo come so che mi necessita in costanza.
In sostanza non so niente, e cito, non invento,
ma da quando sono sveglio, stamattina, nel più di quel ch’è entrato, mi sembra che qualcosa sia fuggito
e pure non sapendo, continuando a non sapere,
sono certo che quel poco che non c’è, che nemmeno più mi sento,
e che adesso inonda Roma non so dove
regalandomi l’ampiezza di un cratere sottovuoto dentro il petto,
sia esalato, risucchiato, dalle ante che stanotte se ne son restate aperte.
per mera distrazione dettata dal sonno
ho lasciato che Roma mi entrasse nei rumori vissuti nel sogno.
Non so se una finestra mi basti per essere un diaframma
col groviglio di traffico notturno che qui a Porta furba,
se non per massa e peso t’ingolfa quanto meno per volume,
e non parlo di capienza.
Non so se un doppio vetro riesca pure ad isolarmi come sembra sempre serva;
non so se la tenda a veneziana, ad esempio, mi basti per chiudermi
e leggermi in a solo come so che mi necessita in costanza.
In sostanza non so niente, e cito, non invento,
ma da quando sono sveglio, stamattina, nel più di quel ch’è entrato, mi sembra che qualcosa sia fuggito
e pure non sapendo, continuando a non sapere,
sono certo che quel poco che non c’è, che nemmeno più mi sento,
e che adesso inonda Roma non so dove
regalandomi l’ampiezza di un cratere sottovuoto dentro il petto,
sia esalato, risucchiato, dalle ante che stanotte se ne son restate aperte.