Nelle metro
e nel traffico denso di Roma.
Nell’assurda
confettura di volumi inertizzanti,
nel
silenzio senza senso che alle porte dell’alba
questo
grumo di palazzi ti rovescia dritto addosso.
T’amo nell’attesa,
nell’insulso non sapere che pensare,
nel parlare
che corrobora l’agire, nel tornare,
nel pigiare
sui pulsanti d’un telefono non smart
ma più
stupido che altro nel volerlo definire in
qualità.
Ti amo camminando
nel caldo,
sperando
nel freddo,
nelle file
per la spesa, nel guardarti le vetrine
nel cercare
vagabondi in mezzo a libri
qualche
cosa che risolva,
nel
cercarti, nel metterti a parte di tutto
e in
disparte dal niente.
Ti amo
scrivendo, pensando, mirando ai miei soliti nulla irrisolti,
stappando
una birra scialbita,
dormendo a
piedi nudi sul divano.
Ti amo in silenzio
talvolta,
preferendo sempre
scrivere al parlare,
e pure se
del dire è meglio il fare
dirlo,
questa volta, è un esercizio senza dubbio non banale.
T’amo nel
silenzio d’un caffè,
nel
guardarsi dritto in faccia,
ti amo nell’andare
polveroso per le strade della storia,
ti amo per
un niente che non so più dimostrare,
che non
serve dimostrare perché forse in fondo è vita.
T’amo
sentendo cantare concerti,
nel giro concupito
del basso più profondo;
t’amo nelle
ore contrarie, nelle ore puntuali
che sembra
nemmeno trascorrano.
Nel trapasso
del giorno eventuale.
Nell’amore
testuale.
T’amo
basito, dimesso, distolto nel vento più insulso, pure lui,
disperso in
cenere severa,
tagliato
dentro tutti quanti i giorni che continuo a non sapere.
T’amo
incupito.
Nel battere
il tempo che passa,
aspettando
Child In Time,
sentendomi
andare, nel dovermi riaffermare.
T’amo nel
capire se vivo, se mi sciolgo, se resisto.
Ti amo
sapendo che pure una TIA mi dissolve,
che certo
perderò correndo gli anni
pure il dono
del parlare o del pensare.
T’amo
amandoti, non sapendo se l’amarti
sia condito
solamente di pensiero o carne pura solamente,
e lo so che
mi ripeto ma l’avverbio serve il senso che qui, scisso,
non ha
senso.
Ti amo
macinato, deprivato, ricongiunto, contrariato.
T’amo
correndo, scrivendo.
T’amo
tacendo.
Pure
adesso.